Lo Shivling, il giorno
precedente coperto dalle nubi, ci si svela in tutta la sua maestosità. |
Lo zaino ci grava sulla
schiena con un peso cui non siamo avvezzi ma, avendo deciso di far tutto da
soli, questo è il prezzo da pagare. |
Un ponte di ghiaccio
rappresenta per noi un gran bel colpo di fortuna per evitarci un guado
altrimenti problematico. |
Il Campo 2 lo facciamo
sorgere a quota 4400, proprio sulle rive di un impetuoso torrente. |
Lo Shivling,
il "Cervino dell'Himalaya". Dicono che sia una
delle montagne più belle del mondo e la sua spettacolare visione è un regalo
del mattino, quando l'apertura della lampo della tenda ci svela quanto le
nubi del giorno precedente avevano precluso alla nostra vista.
Ridiscesa per un tratto la vallata principale ci inoltriamo in una valle
laterale chiamata Raktvar Bamak.
Essa si trova sulla destra idrografica della medesima ed è solcata da un
impetuoso torrente che un provvidenziale ponte di ghiaccio ci permette di
attraversare. Sulla sponda opposta, a quota 4400 metri, viene installato il
nostro Campo 2. |